CIGNI E ALTRE STORIE DI CITTA'
FAUNA SELVATICA E CITTA'
La presenza di fauna selvatica in citta' e' ormai un fenomeno diffuso in quasi tutte le metropoli, e anche in Italia; la citta' spesso offre ambienti adatti alla sopravvivenza di molte specie, anche insolite, quali anatidi, rapaci o passeriformi. A Torino sono oltre 30 anni che la Lipu ha censito e fatto conoscere alla cittadinanza la fauna selvatica urbana, presente con circa 150 specie che, nelle varie stagioni, frequentano fiumi, parchi, edifici. Soprattutto le specie legate all'acqua, e quindi gli anatidi e le specie affini, trovanoa Torino fiumi e specchi d'acqua, anche piccoli, adatti alla loro sopravvivenza e che, in taluni casi, consentono anche la loro riproduzione. Anche piccoli stagni artificiali, come quelli presenti nei parchi urbani, si popolano di anatre, spesso semi-domestiche, che talvolta provano a riprodursi, spesso con buoni risultati: questo fa parte del normale ciclo vitale di questi animali che a volte scelgono luoghi inadatti per costruire il nido, col risultato che le uova vengono predate, o non schiudono, o la nidiata non sopravvive. Ma e' un fatto normale, che avviene anche negli ambienti naturali. Se e' vero che molte specie hanno imparato a conoscere l'uomo, non sempre possiamo dire il contrario: soprattutto i cittadini hanno perso il contatto con la natura e hanno difficolta' a interpretare il comportamento animale, applicando dei parametri prettamente umani alle altre specie di esseri viventi. Percio' la convivenza di uomo e fauna selvatica fa si' che alcune persone, magari particolarmente sensibili, ma poco ferrate in ornitologia, prendano a cuore questi animali come se fossero domestici e di loro proprieta', seguendone le attivita' con una visione antropocentrica. Se questo interesse e' sicuramente un bel segnale di sensibilita' per la protezione della fauna selvatica, a volte diventa quasi controproducente, portando ad atteggiamenti di eccesiva protezione che nuocciono agli animali stessi. Ad esempio, in molti casi questi animali vengono alimentati con cibo inadatto (il classico pane secco), e la stessa alimentazione, perpetuata per tutto l'anno, porta dei mutamenti nel loro comportamento naturale, inducendo gli individui a rimanere in un luogo anche se inadatto alla loro biologia; inoltre vengono favorite le specie domestiche rinselvatichite, che spesso sono portatrici di patologie contro le quali gli individui selvatici non sono immuni. Inoltre, l'abitudine all'uomo che porta il cibo rende questi animali molto piu' confidenti e quindi facile preda di malintenzionati. Varie aree lungo il Po e praticamente tutti gli specchi d'acqua dei parchi urbani, dal Valentino e Piazza d'Armi alla Pellerina sono teatro di queste vicende che vedono come protagonisti la fauna selvatica (o sarebbe piu' corretto dire semi-domestica) e l'uomo che, spesso sbagliando, pensa di aiutare questi animali fornendo loro del cibo, come se la loro unica necessita' fosse questa. L'alimentazione artificiale delle specie selvatiche va praticata con molta attenzione, per i motivi detti prima e anche perche' molto spesso finisce per favorire unicamente le specie o gli individui piu' invadenti e opportunisti, che possono interferire negativamente con altre, meno generaliste e piu' vulnerabili. Basti pensare a specie quali il colombo di citta', la cornacchia, le anatre "bianche" (domestiche), ma anche a specie di mammiferi quali lo scoiattolo grigio o la nutria, tutti animali con pari dignita' ma che sicuramente non hanno bisogno del nostro aiuto alimentare.

I CIGNI DELLA "PELLERINA"
Le cronache recenti hanno portato alla ribalta i cigni presenti in uno dei laghi del Parco della Pellerina di Torino. Nel corso degli anni in questi laghi sono stati liberati alcuni individui provenienti perlopiu' da storie sfortunate di incidenti, che si sono adattati piu' o meno bene a questo ambiente, sicuramente limitato ma adatto per degli individui che hanno avuto dei problemi. Molti anni fa era stata addirittura costruita una zattera per incentivare la nidificazione di questi animali che, pur in una situazione di "semiliberta'", manifestano il loro naturale istinto riproduttivo. Quest'anno e' in corso il tentativo di nidificazione da parte di una femmina di cigno reale (Cygnus olor) che probabilmente si e' accoppiata con un maschio di cigno selvatico (Cygnus cygnus), specie affine, meno utilizzata rispetto al reale come animale "ornamentale" di parchi e giardini ma abbastanza simile. Come quasi tutti gli anni, probabilmente anche questa nidiata sara' infeconda, ma l'istinto alla cova sta facendo si' che il cigno reale rimanga sul nido praticamente tutto il giorno, difendendolo dai curiosi che si avvicinano con minacciosi soffi, che possono poi tramutarsi in veri e propri attacchi se gli intrusi non si allontanano. Il partner "selvatico" non c'e' piu', probabilmente perche' in grado di volare ed allontanarsi; oppure perche' catturato per essere venduto o peggio, secondo alcuni frequentatori del parco, ma non si sa bene su quali fatti si basi questa affermazione. E' comunque normale che il cigno rimanga sul nido quasi costantemente per il periodo della cova, ma ancora una volta, l'eccessivo istinto protettivo degli umani piu' sensibili ha scatenato sentimenti di pieta' verso il "povero" animale, deperiente perche' costretta alla cova; in realta', come detto, il comportamento del cigno e' normale, e' lo stesso che avviene in ambiente naturale; ma se osservato da persone sensibili che pero' vedono le cose da un'ottica umana, puo' apparire drammatico. Ed ecco le richieste di intervento alla Lipu, alle associazioni animaliste e al servizio Tutela Fauna della Provincia. Se ne sono sentite davvero di tutti i colori; dalla richiesta di procurare un nuovo compagno al cigno in cova (ammesso che si trovasse, verrebbe aggredito e scacciato ferocemente, in quanto estraneo), alla richiesta di aiutarlo (il miglior aiuto e' lasciarlo tranquillo). Come in molte situazioni, applicare un criterio di valutazione umano alla vita selvatica e' quantomeno fuorviante, se non controproducente; e quasi sempre, le situazioni che ci appaiono critiche sono causate da interventi umani errati. Cosa fare, quindi, per il cigno della pellerina? Se sapessimo leggere con occhi non umani il suo comportamento, capiremmo il suo messaggio: qui e' casa mia, so badare a me stesso, rispettate la mia privacy.

Riccardo Ferrari
Lipu Torino
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